venerdì 1 ottobre 2010

"CUORI CHE BATTONO" - Spettacolo di beneficenza


Ciao a tutti!

Oggi vorrei pubblicizzare un'iniziativa di alcuni amici a favore del Bangladesh:
Il 16 Ottobre a Milano, presso il P.I.M.E. (Pontificio Istituto Missioni Estere) si terrà uno spettacolo di beneficienza con lo scopo di raccogliere fondi per costruire una scuola per muratori in Bangladesh.

L'ingresso è libero, e le eventuali donazioni raccolte saranno completamente devolute a Pontificio Istituto Missioni Estere, che si impegnerà nella costruzione di una scuola in Bangladesh.

Intervenite numerosi e pubblicizzate l'evento!
Lo spettacolo verrà riproposto nei mei a venire, a Bergamo, a Rieti e forse persino a Malta.
Non sono ancora note le date.

I "Cuori che battono", reciteranno, canteranno, ci intratterranno con piccole scene di cabaret e molto altro.
Non mancate!

E' possibile visualizzare il programma completo o effettuare una donazione, visitando
la sezione "Cuori che battono" al seguente link: http://www.cuorichebattono.org


Pulire e lucidare l'argento senza inquinare e senza sforzi


Cari amici internauti,
oggi ci occuperemo di qualcosa che farà felici un sacco di donne, ovvero:
pulire e lucidare l'argento!

Vi sarà spesso capitato di dover lucidare l'argenteria (vassoi, posate) da quell'antiestetica patina che il contatto con l'aria lascia su di essa, ingiallendoli. Oppure degli orecchini o dei piccoli gioielli, particolarmente ostici da pulire perché ricchi di scanalature o forellini.

Bene, oggi vi illustreremo un modo semplice e rapido per ottenere risultati eccellenti senza il minimo sforzo.
Innanzitutto vorrei ringraziare Simona che mi ha parlato di questo procedimento, dandomi lo spunto per approfondire l'argomento con una piccola ricerca nel web.

Esistono infatti diversi metodi per pulire l'argento, dai più casalinghi a quelli più "scientifici". Lasciando perdere i vari prodotti chimici acquistabili sul mercato (sapete che sono contro), vi cito i più conosciuti:

1) dentifricio
2) sale e alluminio
3) acqua e bicarbonato di sodio


1) Dentifricio

Non credo molto in questo metodo.
Bisogna strofinare l'oggetto avendo cura di passare la pasta dentifricia con calma per alcuni minuti e se necessario ripetere l’operazione fino al raggiungimento dello scopo desiderato.
Dopodicchè lavare l'oggetto in acqua tiepida, asciugare e lucidare con un morbido panno di cotone.


2) Sale e Alluminio

Questo metodo consiste nello sfruttare un processo elettrochimico che si crea tra l'alluminio e l'argento, che porta all'elliminazione della patina di ossido (solfuro d'argento) che si è formata sull'oggetto.
E' il mio preferito!

Basta prendere uno di quei recipienti in alluminio usa e getta per alimenti, riempirlo di acqua tiepida e aggiungere un pochino di sale fino, 1 o 2 cucchiaini se la vaschetta è di medie dimensioni (è consigliabile fare qualche prova per trovare le giuste quantità di sale da utilizzare). Far sciogliere il sale mescolandolo ed immergervi gli oggetti per qualche ora, a seconda del grado di ossidazione.
In alternativa si può anche usare un contenitore qualunque rivestendolo con un foglio di alluminio, di quello usato in cucina per avvolgere i cibi, e procedere allo stesso modo.


Una volta tolti dalla soluzione salina, gli oggetti vanno sciacquati, asciugati ed infine strofinati con un panno di cotone morbido.


Evitate di pulire con questo metodo oggetti con pietre incastonate, a meno che non siano pietre che resistano alla soluzione salina, altrimenti si potrebbero rovinare (ad esempio opacizzare).
Questo metodo potrebbe non risultare efficace con oggetti ossidati a causa del contatto col cloro (ad es.: immersi nell'acqua della piscina o in acque potabili particolarmente clorate), in quanto la reazione chimica che avviene tra Cloruro di Sodio (sale da cucina) e Solfuro d'Argento (la patina di sporco) non potrebbe avvenire col composto del Cloro.


3) Acqua e Bicarbonato di Sodio

Un rimedio simile a quello appena descritto.
Consiste nel portare ad ebollizione dell’acqua con del bicarbonato di sodio (un cucchiaio di bicarbonato per ogni litro d’acqua), spegnere ed immergere gli oggetti per qualche secondo a seconda del grado di ossidazione.
Infine, lucidare con un panno morbido.
Ripetere l’operazione se necessario.

In questa foto potete vedere la differenza nell'applicare le due metodologie.
L'oggetto a sinistra è stato pulito col metodo 3 (acqua calda e bicarbonato)
Quello di destra, invece, col metodo 2 (acqua tiepida e sale, con l'alluminio)
Anche i tempi necessari a concludere il processo di pulizia sono differenti:
da pochi minuti nel primo caso,  fino a quasi un'ora nel secondo intervento.
Qualcuno a provato ad abbinare i due metodi, creando una soluzione di acqua calda, sale e bicarbonato in un contenitore di alluminio, ottenendo ottimi risultati.
Io personalmente ho provato il metodo "sale e alluminio" e il risultato è stato eccellente.
Mi raccomando che l'argento sia di ottima qualità e non un placcato o argento in lega con atri metalli...
Se l'argento e di buona qualità non avrete nulla da temere.

Buone pulizie!!!

mercoledì 29 settembre 2010

Il nostro Comandante ci ha lasciato!


Lunedì 27 Settembre, il mitico Comandante dei Vigili Urbani di Gaggiano, Luigi Bosetti, ci ha lasciati. Col groppo in gola e una stretta al cuore ho appreso la notizia da mio padre l'altro ieri.

Per oltre trent'anni ha servito egregiamente la nostra cittadina, intervenendo sempre con prontezza e tempestività!
Un Comandante attivissimo, sempre in prima linea, come quando ha sventato la rapina alla Banca Agricola Milanese... io ero solo un bambino.

O quando nel 1985 si tuffò nel Naviglio Grande assieme a Campari, salvando la vita a 4 persone intrappolate in un'auto caduta nel Canal Grande...
Sono passati venticinque anni, ma tutto il paese ancora se lo ricorda, come se fosse accaduto soltanto ieri.
Qui a sinistra li vediamo ritratti in una foto pubblicata all'epoca.

A differenza di molti Comandanti, che si nascondono dietro la loro scrivania, Luigi è sempre stato in prima linea, vicino al cittadino. Se avevi un problema e ti rivolgevi a lui in breve Bosetti sistemava tutto.
Non si è mai tirato indietro davanti  alle situazioni difficili e ha sempre avuto a cuore i problemi delle persone.

Comandante Luigi Bosetti
E con un sorriso ricordo anche la mia adolescenza, quella fatta di motorini elaborati e scorribande di paese... in voga a quei tempi.
Le fughe nel parchetto per non farti acchiappare dai "ghisa", le multe da 12.500 Lire per marmitta rumorosa e i pagliaroni del Comandante:
"ragazzi non potete accendere il fuoco e abbrustolire pannocchie nel parchetto... è incendio doloso!", oppure "ragazzi non potete sentire la musica a tutto volume di notte al parco, questa non è una discoteca e le villette si lamentano!".
E tu che dicevi al massimo: "Salve Bosetti!".
E alla fine del cazziatone cos'altro potevi aggiungere se non: "Ci scusi Bosetti, non lo facciamo più"... certo... e la storia andava avanti all'infinito.
Vi ricordate ragazzi!!! ^_^

Riposa in pace Comandante! Ci mancherai!
Grazie! Grazie per esserci stato in tutti questi anni per tutti noi!!!


Marco

lunedì 13 settembre 2010

Frittelle Boeme o "Livanze"


Cari lettori,

oggi ci proiettiamo nella tradizione Boema Cecoslovacca e prepareremo un dolce storico: le Livanze!

Ho assaggiato per la prima volta questo dolce tipico questa domenica ad una festa di paese, una di quelle tipiche sagre dove ci si ritrova in malga con le donne del paese e gli alpini a amngiar polenta, salamelle, gulash, spezzatino, formaggio d'alpeggio, strudel, bevendo vino e grappa in compagnia e cantando accompagnati dalle fisarmonica, mentre gli anziani giocano a morra.

Questa volta mi trovavo a Malga Pegol nella Valle di Ledro, poco sopra Riva del Garda e ringrazio la signora Monica per aver condiviso con me la ricetta e la sua esperienza nella preparazione dell'impasto.

Ma fatti i convenevoli, passiamo al lato pratico, che tutti aspettate.

INGREDIENTI:
300g di farina
500ml di latte intero
3 tuorli d'uovo e un albume
2 cucchiai rasi di zucchero
1 cubetto di lievito di birra

PREPARAZIONE:

Sciogliete il lievito in un pochino di latte intiepidito ed attendete che si sia attivato (schiumetta bianca che viene a galla dopo 15-20 minuti).

Unire insieme tutti gli ingredienti e lasciare lievitare fino a che la massa sarà raddoppiata.

Cuocere negli stampini antiaderenti tipo muffin o crepes.
Condire con marmellata di mirtilli e panna acida, oppure zucchero e cannella (classico della tradizione Boema).

Buon Appetito!!!

venerdì 7 maggio 2010

Un piatto leggero a base di pesce: spada e mazzancolle in avocado


Per gli amanti del pesce, ma attenti alla linea, oggi propongo una ricettina molto semplice e gustosa, completamente priva di grassi.

INGREDIENTI:
- un trancio di pesce spada
- una manciata di gamberi (mazzancolle)
- mezza cipolla bionda
- spezie (rosmarino e timo)
- un limone
- sale
- un avocado

PREPARAZIONE: (35-45 minuti)
Adagiate il trancio di pesce spada in piatto e salatelo leggermente.
Spremete il limone e spennellate con una metà del succo il trancio di spada.
Aggiungete le spezie. Io ho utilizzato Rosmarino e Timo (marca Cannamela).
Lasciate marinare 15-20 minuti.

Pulite bene mezza cipolla scarsa, rimuovendo anche la foglia esterna più dura, tritatela finemente e adagiatela in un padellino antiaderente con un pò d'acqua.

Dopo, pulite le mazzancolle rimuovendo testa, guscio e code e sciacquatele bene sotto l'acqua corrente.
Accendete il gas e iniziate a cucinare la cipolla.
Quando la cipolla inizia ad ammollarsi, aggiungete anche i gamberi. Se vi sembra poca, aggiungete altra acqua ed eventualmente un pizzico di sale (se vi piace mangiare saporito). L'acqua dovra essere sufficiente a cucinare i gamberi per 10-15 minuti in modo che a fine cottura si evaporata del tutto.

Nel frattempo prendete una padella antiaderente, adagiatevi il trancio di pesce spada con la sua marinatura, aggiungete un'altra sventagliata di aromi, il succo di limone avanzato e dell'acqua, in modo che il trancio sia a filo d'acqua. Accendete il fornello e lasciate cucinare a fuoco medio, avendo cura di rigirarlo di tanto in tanto fino a quando l'acqua sarà quasi evaporata del tutto. Lasciatene un po' da utilizzare come condimento finale.

Spegnete i gamberi che saranno pronti e iniziate a pulire l'avocado.
Dividetelo a metà, togliete la buccia e il nocciolo e tagliatelo in listelli.

A cottura ultimata, disponete nel piatto lo spada con un po' del sughetto rimasto nel padellino, attorno al pesce i gamberi e in ultimo l'avocado.
Gustate un boccone di pesce o di gamberi accompagnandolo con un pezzetto di avocado.

Buon appetito!


giovedì 22 aprile 2010

Earth Day - Il giorno della Terra


Oggi 22 Aprile 2010 si festeggia l'Earth Day, ovvero il "giorno della Terra", una ricorrenza che a primavera si tiene nell'emisfero nord del pianeta, in autunno in quello sud.

Ricorrono oggi 40 anni da quando il 22 aprile 1970 venti milioni di americani rispondendo all’appello del senatore Gaylord Nelson parteciparono per la prima volta ad una manifestazione in difesa del nostro Pianeta e delle sue risorse.
Nato allora come movimento universitario, nel tempo, l’Earth Day è divenuto un avvenimento educativo ed informativo.

Il "giorno della Terra" quest’anno coninvolgera’ 175 Paesi e oltre 500 milioni di persone con molte iniziative e la richiesta ai vari politici mondiali di nuove leggi a favore della difesa del clima.
In occasione del 40° anniversario dell'Earth Day, si terra’ a Washington un grandissimo concerto, al National Mall, dove tantissimi personaggi famosi lanceranno il loro grido di aiuto in difesa del Pianeta come il regista James Cameron, vincitore di “Avatar’ ,  Jesse Jackson e tantissimi musicisti come Sting, John Legend, The Roots, Jimmy Cliff, Passion Pit, Joss Stone ed altri.

Mentre a Roma si terra’ un  grande concerto gratuito dove saranno protagonisti Pino Daniele e Morcheeba, per la terza edizione del Nat GeoMusic Live in occasione.

Fate buoni propositi per il "NOSTRO" Pianeta.


giovedì 15 aprile 2010

Laviamo i piatti senza detersivo!


Molti di noi ormai hanno dimenticato i vecchi metodi e rimedi naturali... quelli dei nostri nonni per intenderci.
Una volta non c'erano "Svelto", "Dixan", "Calfort", "Tachifludec", "Aulin", "Vetril", ecc... eppure le persone si curavano, facevano il bucato, lavavano i piatti e tenevano linda e profumata la casa.
Oggi vorrei rispolverare una di queste vecchie usanze.

Sapevate che l'acqua di cottura della pasta è ottima per lavare i piatti.
Infatti è ricca di amido ed è bollente. Due caratteristiche che le permettono di sciogliere i grassi. L'amido, infatti, ha la capacità di rendere solubili gli acidi grassi deboli e il calore ne facilita l'azione.

Se non ci credete provate.
Invece di scolare la pasta facendo finire nello scarico del lavandino l'acqua di cottura, conservate quest'ultima in una pentola.
A fine pasto sarà ancora calda e laverà tutti i vostri piatti, bicchieri e posate, anche le pentole unte. Puliti e sgrassati, tanto da cantare passando il dito.

Un ottimo metodo per riparmiare detersivo e ovviamente denaro, ma soprattuto per rispettare l'ambiente.

Ciao a tutti e alla prossima chicca!

Burro chiarificato


Nei post precedenti abbiamo visto come fare il burro.
Ora spieghiamo come chiarificarlo.

Facciamo una piccola premessa così da comprendere le principali differenze tra il burro comune e il burro chiarificato.

Il burro oltre ai grassi contiene anche acqua (15-18%) e proteine (caseina).
Un burro comune ha mediamente una percentuale di grassi pari all'86%, mentre il burro chiarificato ha una percentuale di grassi prossima al 100%.
Il burro comune andrebbe utilizzato solo a crudo o in quelle lavorazioni dove la temperatura di cottura non supera il suo punto di fumo, che è 130°C.
Infatti superata questa temperatura esso cambia colore, divenendo color nocciola e sviluppando degli aromi caratteristici, spesso apprezzati in cucina, ma allo stesso tempo si sviluppano sostanze tossiche particolarmente nocive per la nostra salute.
Ad alimentare lo sviluppo di queste sostanze nocive è l'acqua contenuta nel burro comune, che favorisce l'idrolisi degli acidi grassi.
Questo non avviene, invece, nel burro chiarificato, avendo eliminato quasi totalmente da esso l'acqua e la caseina.

PREPARAZIONE:
Prendete il burro che avete prodotto seguendo le istruzioni del precedente post (vedi post Oggi facciamo il "burro") o del burro comune e scioglietelo lentamente a bagno maria, lasciandolo cuocere per 15-20 minuti circa.
Vedrete affiorare in superficie una massa biancastra. E' la caseina che si è coagulata a causa del calore.
L'acqua contenuta nel burro evaporerà, sempre per effetto del calore.
A questo punto non vi resta che filtrare il burro fuso con un canovaccio, in questo modo lo separerete dalla caseina coagulata.
Versatelo in un contenitore di vetro e riponetelo in frigorifero.

Il burro chiarificato così ottenuto sarà puro quasi al 100% e potrete utilizzarlo per friggere senza che subisca alterazioni chimiche, fermo restando che sappiamo quanto facciano male i grassi animali, alla linea quanto alla salute.
Quindi non abusatene! ^_^

Buona frittura a tutti!

lunedì 12 aprile 2010

Preparazione della "Ricotta"


Ho pensato di pubblicare questo post per tutti coloro che volessero semplicemente produrre a casa propria della ricotta, partendo dal latte acquistato al supermercato.

INGREDIENTI e OCCORRENTE:
- 2 litri di latte fresco intero
- 2 limoni o dell'aceto
- sale
- 200 ml di panna fresca pastorizzata (facoltativo)
- un termometro alimentare
- 2 fascelle per ricotta
- una pentola d'acciaio
- una schiumarola

PREPARAZIONE:
Premetto che la panna fresca è un ingrediente facoltativo. L'aggiunta della panna vi permette di ottenere una ricotta più grassa e cremosa, e una resa maggiore a parità di litri di latte utilizzati. Se vi piace la ricotta magra, NON aggiungete la panna.
Anche il sale è un'ingrediente facoltativo. La ricotta prodotta senza sale risulta gradevolmente dolce. Se vi piace saporita,  aggiungete del sale a vostro piacimento, ma non più di 2 cucchiaini da caffé per ciascun litro di latte.
Con le dosi sopra indicate e l'aggiunta della panna, riuscirete ad ottenere dai 700g agli 850g di ricotta.

Versate il latte ed eventualmente la panna in una pentola d'acciaio. Considerate che durante la bollitura aumenterà un pò di volume, quindi non colmatela fino al bordo.
Mettete sul fuoco moderato e portate lentamente a 90°C mescolando spesso in modo da distribuire omogeneamente il calore.
Di tanto in tanto controllate la temperatura col termometro alimentare.
Verso i 50°C aggiungete il sale (per chi vuole produrre una ricotta salata) e mescolatelo bene fino al completo scioglimento.
Nel frattempo, per chi avesse deciso di usare il limone, spremete i limoni in un bicchiere e controllate la temperatura. Se continua a salire gradatamente non modificate la fiamma, altrimenti, se inizia a rallentare troppo, alzate leggermente. Raggiunti i 65°C versate il limone nella pentola, mescolate molto bene e attendete.
Date ancora qualche piccola mescolatina, ma raggiunti i 70-75°C NON MESCOLATE PIU' il latte.
Ora dovete solo attendere che il latte arrivi a 90°C e inizierete a vedere affiiorare la ricotta.

Quando la ricotta inizierà a affiorare, attendete che si formi uno strato omogeneo compatto e di una certa consistenza, ad un certo punto la forza della bollitura romperà lo strato di ricotta come fosse una crosticina.
A questo punto potrete iniziare a prelevare dalla pentola la ricotta con la schiumarola. Sgocciolatela bene e ponetela nella fascella. E via via, mentre ne affiora altra ripetete l'operazione...
Non smuovete mai la ricotta una volta riposta nella fascella. Mettete semplicemente la fascella in una scodella in modo che sia libera di sgocciolare senza che il fondo della fascella entri in contatto con l'acqua di scolo.
Lasciatela raffreddare a temperatura ambiente, poi mettetela in frigorifero coperta, ma in modo che respiri un pò e servite fresca.
Ricordatevi di controllare che non si formi troppa acqua di scolo nella scodella. Nel caso, di tanto in tanto vuotatela.

Buon appetito!

giovedì 8 aprile 2010

Prepariamo la "Ricotta" con il latte avanzato dalla lavorazione del burro

Visto che abbiamo fatto il burro, ho pensato a tutti coloro avessero preso il latte crudo in cascina.
Ora vi domanderete: che ci faccio con 4 litri di latte? Certo non ve lo berrete in un giorno...

Come vi avevo accennato nel post precedente potete farne "ricotta" o "formaggio".
La ricotta è decisamente più veloce e semplice da fare, quindi vediamo come procedere.

INGREDIENTI e OCCORRENTE:
- 4 litri di latte
- del succo di limone o dell'aceto
- termomentro alimentare che arrivi almeno a 110°C
- due fascelle per ricotta

PREPARAZIONE:
Versate il latte in una pentola d'acciaio e mettete sul fuoco a fiamma moderata.
Dovete portare la temperatura del latte fino a 90-100°C, ma molto lentamente. Più lentamente salirà la temperatura, maggiore sarà la resa della vostra ricotta.

Quando la temperatura del latte arriva a 65-70°C dovete versarvi una sventagliata di aceto o una spruzzata di limone. Il primo và in quantità maggiore e vi permetterà di produrre una ricotta più grossolana e fioccosa, apparentemente magra, mentre il secondo vi darà una ricotta fine e cremosa e una resa leggermente superiore.
In realtà la grassezza e finezza della ricotta dipende anche dalla temperatura, dalla quantità di grassi presenti nel latte, dal fatto che venga fatta col siero di scarto della lavorazione dei formaggi o col latte... ma non divaghiamo. Se volete sapere tutto in merito scrivetemi.

Per esperienza, nel caso di bollitura del latte interamente destinata alla produzione della ricotta, vi suggerisco di usare il limone. Otterete una ricotta dolce e compatta. Se vi piace saporita o leggermente salata, aggiungete al latte il sale. Per una salatura completa aggiungete 2 cucchiaini di sale per ciascun litro di latte, per una ricotta parzialmente salta basta un cucchiaino per litro. Vi conviente aggiungere il sale dai 55-60°C in poi, così si scioglierà completamente ed eviterete l'affioramento di una parte della massa grassa del latte (fenomeno che capita spesso quando si aggiunge il sale).

A questo punto dovete attendere che il latte bolla.
Dai 90°C in poi inizierete a vedere affiorare la ricotta.
Questa è la fase più delicata.
Attendete che se ne sia formato uno strato consistente e compatto sulla superficie del latte, e appena la bollitura lo spaccherà facendosi strada tra di esso, potrete iniziare a raccogliere la ricotta con una schiumarola e riporla nella fascella (potete usare una di quelle svuotate consumate precedentemente, che avrete tenuto da parte e lavato bene in acqua bollente per sterilizzarla).
Man mano che affiora altra ricotta, attendete un pochino e raccogliete anche quella, e così via, fino a quando non resterà che un liquido giallo-verdognolo che bolle e non produce più nulla.
Questo liquido è il siero magro del latte, ottimo per la cura della pelle e come cibo per i maiali.

Ed ecco fatto, la vostra ricotta fresca è pronta.
Lasciatela raffreddare a temperatura ambiente, poi riponetela in fricorifero coperta o chiusa in un contenitore in modo che non si asciughi eccessivamente, ma che possa traspirare dal contenitore.
Servita fresca è davvero eccellente. A chi piace è buona anche tiepida, ma calda è davvero terribile.



 Buon appetito a tutti!!!

mercoledì 7 aprile 2010

Oggi facciamo il "burro"!


Molti di voi penseranno sia un'operazione complessa ottenere del burro partendo dal latte, invece è molto più semplice di quello che pensate.

Possiamo tralasciare le considerazioni nutrizionali, visto che sappiamo tutti ormai che i grassi animali fanno male alla salute e meno se ne assumono meglio è. Ma se proprio dobbiamo mangiare del burro... che almeno sia davvero burro di prima qualità, ovvero la massa grassa ottenuta dalla panna del latte!

Il burro a cui ormai l'industria ci ha abituato, contiene un sacco di prodotti chimici come emulsionanti, creme addensanti, in alcuni casi addirittura lo zafferano o il carotene, utilizzati per conferire al burro il classico colore giallognolo!
Non parliamo della margarina, grasso vegetale estratto chimicamente e reso solido da un processo detto "idrogenazione", ovvero l'aggiunta di atomi di idrogeno alle molecole degli acidi grassi vegetali, che altrimenti si presenterebbero allo stato liquido. La margarina è ciò che più comunemente trovate indicato tra gli ingredienti dei generi alimentari col nome di "grassi idrogenati". Per me questo è inaccettabile!

Per fare il burro serve la panna del latte.
Se vicino a casa vostra fosse presente un distributore di latte crudo (esempio quelli tipici delle cascine che vanno di moda da qualche anno a questa parte), potete acquistare 3 o 4 litri di latte crudo dal quale ricavare la panna.
Infatti, basta versare il latte in un contenitore e tenerlo al fresco per qualche ora senza muoverlo, e vedrete affiorare in superfice la panna. Dalla panna farete il burro, mentre il latte spannato (scremato) potrà essere consumato oppure utilizzato per produrre della ricotta o del formaggio.

Ovviamente il latte crudo può presentare delle cariche batteriche, quindi sarebbe meglio bollirlo (dato che non avrete sicuramente a casa vostra un pastorizzatore), questa operazione pregiudicherebbe, però, la qualità della vostra panna.
Quindi il mio suggerimento è di acquistare della panna fresca pastorizzata al supermercato.
Una confezione da 200ml costa meno di €1,00 e avendo generalmente una resa del 50%, vi permetterà di produrre in pochi minuti circa 1etto di burro di primissima qualità. Inoltre essendo pastorizzata, vi garantisce l'assenza di cariche batteriche indesiderate.

Premesso questo, vediamo come procedere.

INGREDIENTI e OCCORRENTE:
- 200 ml di panna fresca pastorizzata
- un vasetto di vetro da 400-500 ml con coperchio ermetico
- una bottiglia di acqua del rubinetto fredda dal frigorifero

PREPARAZIONE:
Prendete il vasetto ghiacciato dal freezer e versatevi dentro la panna liquida (200ml).
Chiudete il vasetto col coperchio ermetico ed iniziate ad agitare energicamente.
Dopo 3 o 4 minuti dovreste cominciare a sentire che il suono della panna che sbatte nel vasetto lentamente cambia, diventando via via sempre più ovattato.
Ad un certo punto, quando avrete il fiatone, sarete sudati e starete pensando che forse riflettendoci del burro non ve ne frega più un gran ché, vi accorgerete che nel vasetto non sbatte più nulla. Il vasetto è muto. E' come se la panna si fosse completamente montata/emulsionata. Anche se vi sembrerà di essere impegnati in questa attività da ore, saranno passati si e no 5 minuti o poco più.


A questo punto, anche se siete stanchi, raccogliete le ultime energie ed agitate il vasetto in modo energico, molto più forte di prima... 15-30 secondi dovrebbero bastare per sentire un tonfo...
Il vasetto ora non è più muto, ma agitandolo, anche piano, sentirete come una pallina che sbatte nell'acqua.
Bene, aprite il coperchio e festeggiate. Nel barattolo vedrete una palla di burro galleggiare in un siero biancastro: il latticello. Questo liquido acido si può buttare. Si ottiene dalla scomposizione degli acidi grassi della panna.

Ora aggiungete un pò di acqua fredda (quella che avevate messo in frigorifero) e agitate ancora. L'acqua diventa biancastra. Buttatela. Aggiungete altra acqua e ripetete, fino a che l'acqua rimarrà limpida.


Infine, prendete un contenitore di vetro, sgocciolate il burro e versatelo nel contenitore. Il burro è mollissimo, quindi se batterete sul fondo del vasetto si appiattirà all'interno del contenitore in modo omogeneo e compatto, evitando la formazione di bolle d'aria. Coprite il burro con un velo d'acqua fredda. Chiudete il contenitore col coperchio e mettetelo in frigorifero.


Voilà! Il vostro burro è pronto!!!

Noterete che non è giallo ma quasi bianco. Assaggiatelo e sentirete che non sà di "pongo" come quello del supermercato, ma è molto pannoso... Sà praticamente di panna con un leggero retrogusto di latte.
Il prodotto che avete ottenuto è di prima qualità e nel contenitore di vetro sott'acqua si può conservare per una decina di giorni massimo (7-10gg). Controllate sempre che non ingiallisca, non compaiano muffe e non resti esposto all'aria, ma sempre con un velo d'acqua a ricoprirlo.
Quando lo usate cambiate l'acqua.

 
I più intraprendenti potranno arrotolarlo nella cartaforno delicatamente, rotolandolo, fino ad ottenere un panetto cilindrico. Così sembrerà proprio acquistato... ^_^ ma farete più fatica a conservarlo sott'acqua, dato che galleggerà!

Allora buon divertimento e alla prossima.

martedì 6 aprile 2010

Dolcetti al cocco


Oggi una ricetta semplice e veloce da preparare, adatta a quando volete offrire ai vostri ospiti qualcosa di sfizioso, ma non avete molto tempo da dedicarvi.

INGREDIENTI:
- 2 uova
- 125 g di cocco macinato
- 150 g di zucchero
- 40 g di farina

PREPARAZIONE:
Mettete le uova e lo zucchero in un pentolino e mantegate bene con una forchetta, in modo che non si formino grumi. Aggiungete la farina e mantegate bene ancora. Poi aggiungete il cocco macinato e mescolate il composto fino ad ottenere un impasto compatto ed omogeneo.


A questo punto con due cucchiaini formate dei bocconcini e adagiateli in una teglia su di un foglio di carta forno.
Infornate a 180/170°C per 15/10 minuti (in base a temperatura e tempi di cottura otterrete dolcetti più duri o più morbidi. Se li lasciate riposare 10-15 minuti nel forno caldo con lo sportello aperto diventeranno croccanti, ma piuttosto duri). A cottura ultimata lasciate riposare qualche minuto nel forno caldo. Sfornate e servite freddi.


Buon appetito!

Sapone naturale fatto in casa


Ragazzi, oggi impariamo a preparare un prodotto tanto complesso da realizzare quanto comune è l'utilizzo quotidiano che ne facciamo: il sapone.

Vi siete mai domandati che cosa sia realmente, come venga prodotto e per quale inspiegabile magia, abbia la capacità di sciogliere lo sporco?
Chimicamente il sapone è un sale di acido carbossilico a lunga catena (generalmente di sodio o potassio), utilizzato per sciogliere le sostanze grasse.
La molecola del sapone ha una testa idrofila ionizzata negativamente ed una coda idrofoba. Le molecole di sapone sono pertanto in grado di emulsionare le sostanze grasse, consentendone l'allontanamento con l'acqua. Infatti, le code delle molecole di sapone si sciolgono nella massa della sostanza grassa, che viene circondata formando una micella. Dato che tutte le teste delle molecole di sapone recano una carica negativa, la repulsione elettrostatica impedisce alle micelle di ri-aggregarsi e le mantiene in sospensione nell'acqua.

Sintetizzando, se uniamo una soluzione fortemente alcalina ad un qualunque acido grasso di origine animale o vegetale, la reazione che ne consegue è la "saponificazione", ovvero la trasformazione dell'alcale (es.: soda caustica) e dell'acido grasso (es.: olio d'oliva) in un sale di sodio (sapone) e glicerolo (glicerina)!!!

Perché usare il sapone naturale?
Perché rispetta l'ambiente, ma soprattutto la nostra pelle, idratandola e pulendola delicatamente.
Viceversa, tutti i saponi industriali seccano parecchio la pelle, dato che vengono privati del glicerolo (utilizzato nella cosmesi). Inoltre vengono addizionati di prufimi ed essenze sintetiche (i quali in genere vengono realizzati a partire dai sottoprodotti delle lavorazioni del petrolio). Senza considerare il fatto che spesso sono  combinati con alcool (per facilitarne l'addensamento o per realizzare saponette semitrasparenti) e con benzoino (un prodotto vegetale dalle proprietà antiossidanti, ma estremamente irritante per la pelle).
Purtroppo per noi, tutti questi prodotti FANNO MALE ALL'AMBIENTE e SOPRATTUTTO ALLA NOSTRA PELLE!!!

Il post non mi permette di trattare l'argomento in modo approfondito, quindi per ora vi dirò che in genere:
- i saponi solidi si ottengono dalla la soda caustica
- i saponi liquidi si ottengono dalla potassa caustica
Se addizionate grassi animali (sego, strutto, ecc...) otterrete dei Marsiglia (adatti al bucato), mentre addizionando oli vegetali (olio d'oliva, di mais, di arachidi, di cocco, di palma), si ottengono, invece, i Castiglia (adatti per il corpo).
Nella fase finale della lavorazione si possono aggiungere erbe, oli esseziali (100% naturali), polveri (farine, miche, caffé, ecc...) per ottenere saponi ad effetto esfoliante, tipo scrub, o ricchi di antiossidanti.

Ora vi illustrerò come preparare un sapone naturale all'olio d'oliva, adatto alla cura del corpo, senza addentrarsi in complicati procedimenti facoltativi (es.: aggiunta di essenze, formare saponette colorate o con stampini originali, miscelare più componenti a volte costosi a volte di difficile lavorazione).
Il risultato finale sarà un sapone naturale grezzo, semplice, da tagliare in blocchetti, ma di buona qualità, oltre che schiumosità. Ma soprattutto, un sapone che rispetta davvero la vostra pelle, meno aggressivo di quelli industriali, più pulente, più gentile verso le pelli sensibili, irritabili e verso i soggetti affetti da allergie.

Facciamo un'ulteriore premessa: la soda caustica è davvero pericolosa, vi suggerisco quindi di stabilire la vostra sede operativa in cucina, vicino ai fornelli e al lavello (dove, in caso di guai, avrete a disposizione l'acqua corrente). Ricoprite tutto con vecchi giornali, indossate guanti in gomma, occhialini e mascherina per proteggiervi mani e viso da eventuali scottature ed evitare di respirare i vapori che la soda caustica potrebbe sviluppare nella fase di dissoluzione nell'acqua. Indossate vestiti che vi proteggano per intero, braccia e gambe e proteggete il viso. Io per semplicità ho indossato una tuta da imbianchino con tanto di cappuccio (almeno evito di bruciare i vestiti).
Insomma, evitate di farvi del male o di rimanere ciechi. E se anche doveste scottarvi, NON ANDATE IN PANICO!!! Risciacquate abondantemente con acqua e tenete a portata di mano dell'aceto di vino da passarvi sulla ferita (l'aceto essendo acido, neutralizza gli effetti della soda, che invece è alcalina).
Vi servirà poi un contenitore in pirex in cui sciogliere la soda nell'acqua (che raggiungerà facilmente i 90°C, attenzione a non scottarvi), una pentola d'acciaio di ottima qualità in cui pesare i grassi e unirvi la soluzione caustica e un frullatore ad immersione (meglio se in acciaio).
Inoltre, un termometro alimentare in acciaio (tipo caseario, scala -10 +120°C, comunque superiore a 100°C), un contenitore in PET in cui versare il sapone (sarà il vostro stampo), un barattolo in PET, dei cucchiai di legno, un cucchiaio di farina di riso e ovviamente gli oli vegetali.

INGREDIENTI:
- 800g di olio d'oliva
- 100g di olio di semi di arachidi
- 100g di olio di semi di mais
- un cucchiaio di farina di riso
- 300g di acqua (meglio se distillata)
- 128g di soda caustica (pura 96-99%)

PREPARAZIONE:
Se avete letto con attenzione la premessa ora voi e la vostra cucina sarete combinati così:
^_^ (non ridete, non è una cosa su cui scherzare, è per la vostra incolumità personale)


A questo punto preparate tutti gli ingredienti sul vostro tavolo da lavoro e cominciate a pesare l'acqua. Poi pesate gli oli, versandoli delicatamente nella pentola (800g di oliva, 100g di mais e 100g di arichidi)...
Mettete la pentola sul fuoco bassissimo. Poi unite al cucchiaio di farina di riso qualche cucchiaino di olio d'oliva (così avrete un composto privo di grumi, più facilmente addizionabile al sapone alla fine della lavorazione).
Infine pesate la soda caustica.


Mettete ora il contenitore in pirex nel lavello (se dovesse rompersi per il calore aprite l'acqua e fate scorrere abbondantemente, così tutta la soluzione caustica verà diluita ed eliminata attraverso lo scarico). Iniziate a sciogliervi la soda caustica, poco alla volta. Poi, mentre attendete che la temperatura della soluzione caustica scenda a 45°C, verificate che la miscela di oli abbia raggiunto anch'essa i 45°C.
Quando entrambi i composti saranno a 45°C, unite la soluzione caustica ai grassi nella pentola e mescolate energicamente fino ad ottenere un composto opaco ed omogeneo.


A questo punto, prendete il frullatore ad immersione e iniziate a miscelare il composto... lo vedrete immediatamente cambiare colore e diventare sempre più simile ad un gel.
La saponificazione vera e propria è iniziata.
Ad un certo punto il composto raggiungerà la cosiddetta fase del "nastro", diventando molto denso, quasi da poter scrivere su di esso. Questo è il momento di aggiungere la farina di riso, mesolare velocemente e versare tutto nello stampo (il contenitore in PET).


Ora non vi resta che avvolgere il vostro contenitore con una coperta di lana o un asciugamano (dopo averlo chiuso con un coperchio ermetico) e tenerlo al calduccio per le prossime 24h, in modo che il calore della reazione chimica non si disperda, permettendo al composto di completare il processo di saponificazione.
In questa fase tutta la soda caustica contenuta ancora nella miscela (ed ancora attiva e quindi potenzialmente ustionante), si trasformerà in sapone e glicerina, in modo che nel prodotto finito non vi sarà più traccia alcuna dell'alcale. Questo processo dovrebe completarsi entro e non oltre tre giorni, anche se il sapone per essere davvero maturo dovrebbe stagionare dalle 4 alle 8 settimane.
In questa fase il sapone acquisisce consistenza e compattezza, diventa più omogeneo e delicato sulla pelle, perde peso e umidità e migliora la sua capacità schiumogena.
Ad ogni modo ve ne sconsiglio l'utilizzo prima che sia trascorso un periodo pari ad almeno 15gg.
E' però importante, dopo le prime 24h, sformarlo dal contenitore ed effettuare il taglio, per ottenere le saponette, altrimenti dopo sarà troppo duro per riuscirci.
Mi raccomando, in questa fase maneggiatelo sempre con i guanti, potrebbe essere ancora molto irritante.

Il consiglio finale degli esperti, per saggiare il sapone e capire se è riuscito bene o se contiente ancora tracce di soda caustica trascorse le prime settimane di stagionatura, è toccarlo velocemente con la punta della lingua. Se quest'ultima dovesse pizzicare, allora il sapone è caustico!!! NON USATELO!!! anche se personalmente io eviterei questa pratica. Un metodo alternativo può essere, invece, se lavandovi con esso, vi lasciasse una sensazione di viscido e la pelle tirasse... anche in questo caso è segno di elevata basicità (superiore al pH 10.5). In tal caso il sapone non è buono. Un buon sapone dovrebbe avere un valore del pH compreso tra 8.5 e 10.5.
Io preferisco testarlo con un pH-metro o con una cartina reagente al pH.
In questo caso ho utilizzato delle cartine al tornasole graduate da pH 3.5 a pH 14 ed è risultato, dopo soli 3gg pH 10, dopo 15gg pH 9.5 e dopo un mese pH 9.
Per cui completata la stagionatura (io la porterò almeno a 2 o 3 mesi) il sapone sarà sicuramente di ottima qualità.


Se in fase di stagionatura dovesse affiorare una poverina bianca simile al borotalco, non preoccupatevi. E' polvere di sapone. Il sapone è utilizzabile. Se esteticamente non vi piace potete raschiarla via con un coltellino.
Se il sapone dovesse sudare, è segno di buona qualità e di presenza di glicerina, ma lo state conservando in un ambiente troppo umido e rischia di irrancidire. Mettetelo in un luogo fresco e asciutto.
Se presentasse friabilità... avete sbagliato qualcosa (troppa acqua in genere), ma potrebbe essere buono comunque da utilizzare.
Se aveste difficoltà ad estrarlo dallo stampo, mettetelo in freezer per una decina di minuti, poi tenetelo alcuni minuti a temperatura ambiente e riprovate.

Questo post ha ormai raggiunto una dimensione stratosferica, quindi ho deciso di concludere per ora, dato che l'argomento è troppo vasto per poter rientrare in un solo articolo.
Sarebbero certamente necessari ulteriori approfondimenti, per cui se necessistaste di chiarimenti in merito, non esitate a scrivetemi.

Buon divertimeneto a tutti!!!


giovedì 25 marzo 2010

"WWW": cercasi libertà d'espressione!


E' una vergogna!
In questi giorni si stà parlando molto della decisione di Google di chiudere il proprio sito in Cina, installando un Server ad Hong Kong per aggirare la censura del Governo Cinese.
Da ieri infatti, digitando http://www.google.cn/ si viene automaticamente reindirizzati su http://www.google.com/hk.
In questo modo gli utenti Google cinesi potranno ricercare termini quali: libertà, capitalismo, Dalai Lama, Piazza Tiananmen, ecc..., ricerche fino a ieri impossibili.

Una grande vittoria per la libertà di espressione e di informazione.
A mio avviso, è impensabile nel 2010 essere ancora in queste condizioni, in un paese di quasi un miliardo e mezzo di abitanti, che ormai si stà affermando come una delle potenze modiali di primo piano!

Purtroppo il problema è stato risolto solo parzialmente, in quanto Google è riuscita in questo modo ad aggirare soltanto l'autocensura ed evitare eventuali sanzioni da parte del Governo Cinese.
Infatti, restano attivi i "filtri di Stato" del Governo, che non permettono comunque di raggiungere dal paese asiatico i siti sgraditi a quest'ultimo.

Google ha comunque incassato il plauso delle associazioni per i diritti umani, soddisfatte della dimostrazione che esiste una via di mezzo tra collaborare col regime o andarsene. Prima fra tutti Amnesty International, il cui sito non risulta raggiungibile in Cina.

Speriamo che tutto questo finisca presto!!!

domenica 21 marzo 2010

Torta Mimosa


Ciao a tutti!
Questa domenica ho pensato di fare un dolce, e visto che oggi inizia la primavera perché non una Torta Mimosa.

La Mimosa fiorisce i primi giorni di Marzo ed è il fiore simbolo della festa della donna. Infatti questo dolce, spesso si prepara in occasione della ricorrenza dell'8 Marzo.

In genere si preparano due dolci di pan di spagna, che vengono poi ripuliti dalla crosta esterna in modo da risultare di colore completamente giallino. Uno dei due dolci, viene poi ridotto in piccoli cubetti di circa 1cm, mentre l'altro diviso in tre strati che verranno poi farciti con panna montata e crema pasticcera, oppure chantilli e crema pasticcera, infine tutto il dolce viene ricoperto di crema pasticcera, la quale verrà poi completamente ricoperta dai cubetti di pan di spagna precedentemente preparati. In questo modo si avrà l'effetto ottico di una torta ricoperta di fiori di mimosa.

PASSIAMO ALLA PREPARAZIONE VERA E PROPRIA DEL DOLCE.
Premetto subito che avrete bisogno di almeno 3h per la preparazione e la buona riuscita di questo dolce.
Sempre che non abbiate un forno che vi permetta di cuocere etrambi i dolci di pan di spagna in una sola volta.
Vi serviranno 15 minuti per pesare e preparare tutti gli ingredienti, 1h per preparare e cuocere il primo dolce di pan di spagna, 1h per il secondo (a meno che non possiate cuocerli insieme), e 45 minuti circa per rimuovere la crosta, preparare la bagna alcolica, montare la panna, dividere e farcire il dolce e infine ricoprirlo coi cubetti.
Senza contare i tempi di attesa perché i dolci di pan di spagna appena sfornati si raffreddino e anche la bagna alcolica avrà bisogno di raffreddarsi. Non ho considerato anche la preparazione della crema pasticcera, che ho acquistato già pronta.

INGREDIENTI:
- 8 uova
- 240g di zucchero
- 240g di farina
- 1 pizzico di sale
- 200ml di panna fresca (da montare)
- 20-30g di zucchero a velo
- 250ml di crema pasticcera
- 200ml di bagna alcolica (vi dirò poi come prepararla)

PREPARAZIONE:
Mettete in una pentola capiente le uova, lo zucchero e il pizzico di sale e mescolatele grossolanamente con un frustino. Successivamente montate a neve per almeno 20 minuti. Il composto sarà pronto quando risulterà abbastanza denso da "scrivere", ovvero lasciando cadere un filo di impasto sulla superfice del dolce, quest'ultimo non affonderà.


Con un setaccio e un cucchiaio di legno incorporate delicatemente la farina, un pò alla volta, con movimenti circolari dal basso verso l'alto, stando attenti a non smontare l'impasto. Aggiungete altra farina solo quando la precedente risulterà completamente incorporata, in questo modo eviterete la formazione di grumi.


Imburrate ed infarinate le teglie, versate il composto nelle teglie distribuendolo in modo omogeneo e infornate a 180°C per 30 minuti circa. Verificate la perfetta cottura dopo 30 minuti inserendo uno stecchino di legno al centro del dolce. Se uscirà asciutto e pulito. allora spegnete il forno, lasciate riposare il pan di spagna per 10-15 minuti nel forno caldo e poi mettetelo a raffreddare lontano da correnti d'aria o sbalzi di temperatura.


Mentre il pan di spagna si raffredda, prepariamo la bagna alcolica.
La bagna, in genere, si fà con acqua, zucchero e liquore.
La proporzione che gradisco di più è 1/4 di zucchero e 3/4 di acqua. Mentre il liquore è a piacimento in base ai vostri gusti.
In questo caso scioglieremo 50g di zucchero in 150ml di acqua, intiepidendo leggermente l'acqua.
Quando lo zucchero sarà completamente dissolto, aggiungete il liquore poco per volta, assaggiando la bagna fino a che la gradazione ottenuta sia di vostro gradimento.
In genere si usano il Maraschino, il Rhum, il liquore all'arancio o l'Archermes...
Io personalmente preferisco sapori più delicati e dolci e utilizzo l'Archermes, che accosta anche una riga di colore rosso al giallo del pan di spagna e della crema pasticcera, conferendo al dolce anche un gradevole effetto cromatico al taglio.

A questo punto potete iniziare a ripulire la forma di pan di spagna secondaria da tutta la crosta esterna, per poi tagliarla in striscioline ed infine ridurla in piccoli cubetti da 1cm circa.
Poi ripulite dalla crosta esterna anche il dolce principale, ma solo nella parte superiore e laterale e dividetelo in tre strati di identico spessore.


Versate, poi, in un pentolino la panna liquida e lo zucchero a velo e montate a neve fino a che la panna risulti ben solida e ferma. Incorporate nella panna montata sette cucchiaini da caffé di crema pasticcera e mantegate delicatamente avendo cura di non smontare eccessivamente la panna. Ed ecco pronta la vostra Crema Chantilly.


Ora Bagnate con un pennello il primo strato della torta con la bagna alcolica preparata in precedenza e successivamente spalmate uno strato sottile di chantilly.
Posizionate sul dolce il secondo strato di pan di spagna, spennellate nuovamente con la bagna alcolica e stendete un'altro strato sottile di chantilly.
Adagiate, infine l'ultimo piano di pan di spagna e ricoprite tutto il dolce con un'abbondante strato di crema pasticcera, cercando di conferire al dolce una leggera forma a cupola.
Infine ricoprite il tutto con i cubetti di pan di spagna, cercando di accentuare la forma a cupola.
La crema farà da collante e terrà insieme tutti i cubetti di pan di spagna, che sembreranno tanti piccoli fiori di mimosa.


E voila! La vostra Mimosa è pronta e l'effetto estetico è davvero notevole.
Se volete dare un tocco di classe finale al dolce, guarnitelo al centro con una rosa rossa o un rametto di Mimosa.

Buon appetito!

sabato 20 marzo 2010

Prepariamo la "bagna alcolica"


Se avete fatto un dolce di Pan di Spagna, sicuramente dovrete preparare anche una "bagna alcolica" con cui inzuppare il vostro dolce. Un Pan di Spagna senza bagna, risulterebbe asciutto ed insipido.

INGREDIENTI:
- acqua
- zucchero
- liquore

Il rapporto che utilizzo io è 1 parte di zucchero in 3 parti di acqua. Il liquore è a piacimento.
Aggiungerete più o meno liquore in base a quanto desiderate si senta.
I liquori più usati, in genere, sono il Maraschino. il Rhum, il liquore all'arancio o l'Archermes. Io uso l'Archermes, più dolce e meno forte. Quest'ultimo non lascia quasi il retrogusto di liquore nel dolce, quindi lo rende molto delicato.

PREPARAZIONE: (50g di zucchero in 150ml di acqua)
- Versate lo zucchero nell'acqua e mescolate bene fino al completo scioglimento.
   In genere ne resta sempre un pochino che ha difficoltà a sciogliersi, potete allora
   intiepidire leggermente l'acqua, quanto basta a completare l'operazione
- Aggiungete il liquore un pochino per volta, assaggiando ogni volta, fino ad ottenere
   la gradazione che preferite
- Lasciate raffreddare la vostra bagna prima di utilizzarla

COME UTILIZZARE LA BAGNA:
Con un pennello alimentare bagnate a piccole porzioni il Pan di Spagna, fino a che risulterà inzuppato omogeneamente su tutta la superficie.
La bagna avanzata può essere conserva in frigorifero per qualche giorno.

Buon divertimento e alla prossima ricetta!

Prepariamo il Pan di Spagna


Il Pan di Spagna è un'ottima base per la preparazione di torte da farcire, in quanto elastico (quindi facile da tagliare in più strati) e con buone proprietà assorbenti (ideali per l'uso delle "bagne alcoliche"). E' semplice da preparare e anche il tempo richiesto è breve.

Per fare un buon Pan di Spagna, è importante lavorare a lungo le uova e lo zucchero, in quanto è in questa fase che viene incorporata l'aria necessaria e rendere gonfio e soffice il nostro dolce anche senza l'utilizzo del lievito (comodo per accorciare i tempi di lavorazione, ma sempre propenso a lasciare un retrogusto sgradevole).
Il composto và lavorato per almeno 20 minuti, finché non assume un bel colore giallo paglierino e una consistenza compatta e omogenea. In gergo si dice che "scrive". Ovvero se lasciate cadere un pò del preparato sulla superficie dell'impasto, esso non affonda, ma rimane sulla superficie come una scritta.
Aggiungere un pizzico di sale all'impasto, facilita il montarsi delle uova.
Un'altra fase importante e delicata e l'aggiunta della farina.
L'ideale sarebbe farla scendere da un setaccio, in modo da eliminare ogni possibile grumo presente nella farina, incorporandola con un cucchiaio di legno con movimenti circolari dal basso verso l'alto, veloci ma delicati, stando attenti a non smontare l'impasto.
Infine, ricordatevi di non tirare subito fuori il dolce, ma di lasciarlo riposare per una decina di minuti nel forno spento in modo che possa raffreddarsi lentamente, per poi essere messo su una gratina lontano da correnti d'aria a raffreddare definitivamente.

Premesso questo, vediamo ora la parte pratica.

INGREDIENTI:
- 6 uova
- 180g di zucchero
- 180g di farina

Potete variare la quantità di uova a vostro piacimento, l'importante è mantenere sempre le giuste proporzioni: 30g di zucchero e 30g di farina per ciascun uovo aggiunto.

PREPARAZIONE:
- Versate lo zucchero e le uova in un contenitore e montate a neve per 20 minuti, o finché
   le uova "scrivono"
- A questo punto incorporate delicatamente la farina poco per volta, come descritto
   precedentemente. Aggiungete altra farina solo quando la precedente è completamente
   incorporata per evitare la formazione di grumi.
- Ungete una teglia e versatevi il composto in modo che sia distribuito uniformemente
- Infornate a 180°C per circa 30 minuti.

In genere quando il dolce si stacca dai bordi della teglia è cotto. Ad ogni modo per essere sicuri potete forarlo con uno stecchino di legno. Se quest'ultimo esce pulito e asciutto, allora il Pan di Spagna è pronto.
Lasciatelo riposare per una decina di minuti nel forno spento e infine adagiatelo su una gratina a raffreddare, lontano da sbalzi di temperatura.

Buona farcitura a tutti!

venerdì 19 marzo 2010

Meringhe fatte in casa


Quando ero piccolo, una delle cose che rendeva felice un bambino era entrare dal panettiere del paese o dalla lattaia e comprare lo "spumone".
Allora lo chiamavamo così. Grande, bianco e dolcissimo...

Oggi ho pensato di preparare quel piccolo dolcetto che tanto mi ha fatto sorridere in passato.

Nella preparazione delle meringhe, in genere, la proporzione tra chiare e zucchero è di 1 a 1. Alcune ricette mettono addirittura più zucchero che uova. Io, personalmente, preferisco mettere un pò meno zucchero.

INGREDIENTI:
- 3 chiare d'uovo
- zucchero a velo

PREPARAZIONE:
- Separate le chiare dai tuorli
- Pesate le chiare
- Pesate una quantità identica di zucchero a velo
  Le mie tre chiare pesavano 110g, io ho usato solo 90g di zucchero a velo.
  Lo zucchero a velo andrebbe incorporato dopo aver montato a neve le chiare,
  ma io preferisco incorporarlo subito... quindi...
- Mettete le chiare e lo zucchero in un recipiente e montate a neve per almeno 15 minuti
  Vi accorgerete che vi state avvicinando al risultato finale quando noterete che il composto
  inizia a lasciare dei segni densi. In gergo si dice quando le uova "scrivono".
  Le vostre chiare saranno perfettamente montate quando si presenterano bianche,
  omogenee e praticamente di consistenza quasi solida.
- Prendete una teglia e sistemate su di essa un foglio di carta forno
- Ora potete formare le vostre meringhe, adagiandole direttamente nella teglia sulla
  carta forno. Potete usare un cucchiaio, una siringa o una sac a poche
- Infornate a temperatura moderatissima (90-100°C) per il tempo necessario
  Quest'ultimo può variare da 1 a 2 ore a seconda delle dimensioni e della temperatura.
  Se non fossero ben cotte all'interno, risulterebbero ciccose.
  Io da 3 chiare faccio circa 35 merighe della dimensione di una noce.
  Cuociono in circa 1h 30' - 2h. Poi spengo il forno e le lascio al caldo fino a quando il
  forno si raffredda.
  Prima di spegnere il forno ne tiro sempre fuori una, la lascio raffreddare 5 minuti e
  l'assaggio. E' l'unico modo per capire.

Per oggi è tutto.
Buone meringhe a tutti e alla prossima ricetta!