giovedì 22 aprile 2010

Earth Day - Il giorno della Terra


Oggi 22 Aprile 2010 si festeggia l'Earth Day, ovvero il "giorno della Terra", una ricorrenza che a primavera si tiene nell'emisfero nord del pianeta, in autunno in quello sud.

Ricorrono oggi 40 anni da quando il 22 aprile 1970 venti milioni di americani rispondendo all’appello del senatore Gaylord Nelson parteciparono per la prima volta ad una manifestazione in difesa del nostro Pianeta e delle sue risorse.
Nato allora come movimento universitario, nel tempo, l’Earth Day è divenuto un avvenimento educativo ed informativo.

Il "giorno della Terra" quest’anno coninvolgera’ 175 Paesi e oltre 500 milioni di persone con molte iniziative e la richiesta ai vari politici mondiali di nuove leggi a favore della difesa del clima.
In occasione del 40° anniversario dell'Earth Day, si terra’ a Washington un grandissimo concerto, al National Mall, dove tantissimi personaggi famosi lanceranno il loro grido di aiuto in difesa del Pianeta come il regista James Cameron, vincitore di “Avatar’ ,  Jesse Jackson e tantissimi musicisti come Sting, John Legend, The Roots, Jimmy Cliff, Passion Pit, Joss Stone ed altri.

Mentre a Roma si terra’ un  grande concerto gratuito dove saranno protagonisti Pino Daniele e Morcheeba, per la terza edizione del Nat GeoMusic Live in occasione.

Fate buoni propositi per il "NOSTRO" Pianeta.


giovedì 15 aprile 2010

Laviamo i piatti senza detersivo!


Molti di noi ormai hanno dimenticato i vecchi metodi e rimedi naturali... quelli dei nostri nonni per intenderci.
Una volta non c'erano "Svelto", "Dixan", "Calfort", "Tachifludec", "Aulin", "Vetril", ecc... eppure le persone si curavano, facevano il bucato, lavavano i piatti e tenevano linda e profumata la casa.
Oggi vorrei rispolverare una di queste vecchie usanze.

Sapevate che l'acqua di cottura della pasta è ottima per lavare i piatti.
Infatti è ricca di amido ed è bollente. Due caratteristiche che le permettono di sciogliere i grassi. L'amido, infatti, ha la capacità di rendere solubili gli acidi grassi deboli e il calore ne facilita l'azione.

Se non ci credete provate.
Invece di scolare la pasta facendo finire nello scarico del lavandino l'acqua di cottura, conservate quest'ultima in una pentola.
A fine pasto sarà ancora calda e laverà tutti i vostri piatti, bicchieri e posate, anche le pentole unte. Puliti e sgrassati, tanto da cantare passando il dito.

Un ottimo metodo per riparmiare detersivo e ovviamente denaro, ma soprattuto per rispettare l'ambiente.

Ciao a tutti e alla prossima chicca!

Burro chiarificato


Nei post precedenti abbiamo visto come fare il burro.
Ora spieghiamo come chiarificarlo.

Facciamo una piccola premessa così da comprendere le principali differenze tra il burro comune e il burro chiarificato.

Il burro oltre ai grassi contiene anche acqua (15-18%) e proteine (caseina).
Un burro comune ha mediamente una percentuale di grassi pari all'86%, mentre il burro chiarificato ha una percentuale di grassi prossima al 100%.
Il burro comune andrebbe utilizzato solo a crudo o in quelle lavorazioni dove la temperatura di cottura non supera il suo punto di fumo, che è 130°C.
Infatti superata questa temperatura esso cambia colore, divenendo color nocciola e sviluppando degli aromi caratteristici, spesso apprezzati in cucina, ma allo stesso tempo si sviluppano sostanze tossiche particolarmente nocive per la nostra salute.
Ad alimentare lo sviluppo di queste sostanze nocive è l'acqua contenuta nel burro comune, che favorisce l'idrolisi degli acidi grassi.
Questo non avviene, invece, nel burro chiarificato, avendo eliminato quasi totalmente da esso l'acqua e la caseina.

PREPARAZIONE:
Prendete il burro che avete prodotto seguendo le istruzioni del precedente post (vedi post Oggi facciamo il "burro") o del burro comune e scioglietelo lentamente a bagno maria, lasciandolo cuocere per 15-20 minuti circa.
Vedrete affiorare in superficie una massa biancastra. E' la caseina che si è coagulata a causa del calore.
L'acqua contenuta nel burro evaporerà, sempre per effetto del calore.
A questo punto non vi resta che filtrare il burro fuso con un canovaccio, in questo modo lo separerete dalla caseina coagulata.
Versatelo in un contenitore di vetro e riponetelo in frigorifero.

Il burro chiarificato così ottenuto sarà puro quasi al 100% e potrete utilizzarlo per friggere senza che subisca alterazioni chimiche, fermo restando che sappiamo quanto facciano male i grassi animali, alla linea quanto alla salute.
Quindi non abusatene! ^_^

Buona frittura a tutti!

lunedì 12 aprile 2010

Preparazione della "Ricotta"


Ho pensato di pubblicare questo post per tutti coloro che volessero semplicemente produrre a casa propria della ricotta, partendo dal latte acquistato al supermercato.

INGREDIENTI e OCCORRENTE:
- 2 litri di latte fresco intero
- 2 limoni o dell'aceto
- sale
- 200 ml di panna fresca pastorizzata (facoltativo)
- un termometro alimentare
- 2 fascelle per ricotta
- una pentola d'acciaio
- una schiumarola

PREPARAZIONE:
Premetto che la panna fresca è un ingrediente facoltativo. L'aggiunta della panna vi permette di ottenere una ricotta più grassa e cremosa, e una resa maggiore a parità di litri di latte utilizzati. Se vi piace la ricotta magra, NON aggiungete la panna.
Anche il sale è un'ingrediente facoltativo. La ricotta prodotta senza sale risulta gradevolmente dolce. Se vi piace saporita,  aggiungete del sale a vostro piacimento, ma non più di 2 cucchiaini da caffé per ciascun litro di latte.
Con le dosi sopra indicate e l'aggiunta della panna, riuscirete ad ottenere dai 700g agli 850g di ricotta.

Versate il latte ed eventualmente la panna in una pentola d'acciaio. Considerate che durante la bollitura aumenterà un pò di volume, quindi non colmatela fino al bordo.
Mettete sul fuoco moderato e portate lentamente a 90°C mescolando spesso in modo da distribuire omogeneamente il calore.
Di tanto in tanto controllate la temperatura col termometro alimentare.
Verso i 50°C aggiungete il sale (per chi vuole produrre una ricotta salata) e mescolatelo bene fino al completo scioglimento.
Nel frattempo, per chi avesse deciso di usare il limone, spremete i limoni in un bicchiere e controllate la temperatura. Se continua a salire gradatamente non modificate la fiamma, altrimenti, se inizia a rallentare troppo, alzate leggermente. Raggiunti i 65°C versate il limone nella pentola, mescolate molto bene e attendete.
Date ancora qualche piccola mescolatina, ma raggiunti i 70-75°C NON MESCOLATE PIU' il latte.
Ora dovete solo attendere che il latte arrivi a 90°C e inizierete a vedere affiiorare la ricotta.

Quando la ricotta inizierà a affiorare, attendete che si formi uno strato omogeneo compatto e di una certa consistenza, ad un certo punto la forza della bollitura romperà lo strato di ricotta come fosse una crosticina.
A questo punto potrete iniziare a prelevare dalla pentola la ricotta con la schiumarola. Sgocciolatela bene e ponetela nella fascella. E via via, mentre ne affiora altra ripetete l'operazione...
Non smuovete mai la ricotta una volta riposta nella fascella. Mettete semplicemente la fascella in una scodella in modo che sia libera di sgocciolare senza che il fondo della fascella entri in contatto con l'acqua di scolo.
Lasciatela raffreddare a temperatura ambiente, poi mettetela in frigorifero coperta, ma in modo che respiri un pò e servite fresca.
Ricordatevi di controllare che non si formi troppa acqua di scolo nella scodella. Nel caso, di tanto in tanto vuotatela.

Buon appetito!

giovedì 8 aprile 2010

Prepariamo la "Ricotta" con il latte avanzato dalla lavorazione del burro

Visto che abbiamo fatto il burro, ho pensato a tutti coloro avessero preso il latte crudo in cascina.
Ora vi domanderete: che ci faccio con 4 litri di latte? Certo non ve lo berrete in un giorno...

Come vi avevo accennato nel post precedente potete farne "ricotta" o "formaggio".
La ricotta è decisamente più veloce e semplice da fare, quindi vediamo come procedere.

INGREDIENTI e OCCORRENTE:
- 4 litri di latte
- del succo di limone o dell'aceto
- termomentro alimentare che arrivi almeno a 110°C
- due fascelle per ricotta

PREPARAZIONE:
Versate il latte in una pentola d'acciaio e mettete sul fuoco a fiamma moderata.
Dovete portare la temperatura del latte fino a 90-100°C, ma molto lentamente. Più lentamente salirà la temperatura, maggiore sarà la resa della vostra ricotta.

Quando la temperatura del latte arriva a 65-70°C dovete versarvi una sventagliata di aceto o una spruzzata di limone. Il primo và in quantità maggiore e vi permetterà di produrre una ricotta più grossolana e fioccosa, apparentemente magra, mentre il secondo vi darà una ricotta fine e cremosa e una resa leggermente superiore.
In realtà la grassezza e finezza della ricotta dipende anche dalla temperatura, dalla quantità di grassi presenti nel latte, dal fatto che venga fatta col siero di scarto della lavorazione dei formaggi o col latte... ma non divaghiamo. Se volete sapere tutto in merito scrivetemi.

Per esperienza, nel caso di bollitura del latte interamente destinata alla produzione della ricotta, vi suggerisco di usare il limone. Otterete una ricotta dolce e compatta. Se vi piace saporita o leggermente salata, aggiungete al latte il sale. Per una salatura completa aggiungete 2 cucchiaini di sale per ciascun litro di latte, per una ricotta parzialmente salta basta un cucchiaino per litro. Vi conviente aggiungere il sale dai 55-60°C in poi, così si scioglierà completamente ed eviterete l'affioramento di una parte della massa grassa del latte (fenomeno che capita spesso quando si aggiunge il sale).

A questo punto dovete attendere che il latte bolla.
Dai 90°C in poi inizierete a vedere affiorare la ricotta.
Questa è la fase più delicata.
Attendete che se ne sia formato uno strato consistente e compatto sulla superficie del latte, e appena la bollitura lo spaccherà facendosi strada tra di esso, potrete iniziare a raccogliere la ricotta con una schiumarola e riporla nella fascella (potete usare una di quelle svuotate consumate precedentemente, che avrete tenuto da parte e lavato bene in acqua bollente per sterilizzarla).
Man mano che affiora altra ricotta, attendete un pochino e raccogliete anche quella, e così via, fino a quando non resterà che un liquido giallo-verdognolo che bolle e non produce più nulla.
Questo liquido è il siero magro del latte, ottimo per la cura della pelle e come cibo per i maiali.

Ed ecco fatto, la vostra ricotta fresca è pronta.
Lasciatela raffreddare a temperatura ambiente, poi riponetela in fricorifero coperta o chiusa in un contenitore in modo che non si asciughi eccessivamente, ma che possa traspirare dal contenitore.
Servita fresca è davvero eccellente. A chi piace è buona anche tiepida, ma calda è davvero terribile.



 Buon appetito a tutti!!!

mercoledì 7 aprile 2010

Oggi facciamo il "burro"!


Molti di voi penseranno sia un'operazione complessa ottenere del burro partendo dal latte, invece è molto più semplice di quello che pensate.

Possiamo tralasciare le considerazioni nutrizionali, visto che sappiamo tutti ormai che i grassi animali fanno male alla salute e meno se ne assumono meglio è. Ma se proprio dobbiamo mangiare del burro... che almeno sia davvero burro di prima qualità, ovvero la massa grassa ottenuta dalla panna del latte!

Il burro a cui ormai l'industria ci ha abituato, contiene un sacco di prodotti chimici come emulsionanti, creme addensanti, in alcuni casi addirittura lo zafferano o il carotene, utilizzati per conferire al burro il classico colore giallognolo!
Non parliamo della margarina, grasso vegetale estratto chimicamente e reso solido da un processo detto "idrogenazione", ovvero l'aggiunta di atomi di idrogeno alle molecole degli acidi grassi vegetali, che altrimenti si presenterebbero allo stato liquido. La margarina è ciò che più comunemente trovate indicato tra gli ingredienti dei generi alimentari col nome di "grassi idrogenati". Per me questo è inaccettabile!

Per fare il burro serve la panna del latte.
Se vicino a casa vostra fosse presente un distributore di latte crudo (esempio quelli tipici delle cascine che vanno di moda da qualche anno a questa parte), potete acquistare 3 o 4 litri di latte crudo dal quale ricavare la panna.
Infatti, basta versare il latte in un contenitore e tenerlo al fresco per qualche ora senza muoverlo, e vedrete affiorare in superfice la panna. Dalla panna farete il burro, mentre il latte spannato (scremato) potrà essere consumato oppure utilizzato per produrre della ricotta o del formaggio.

Ovviamente il latte crudo può presentare delle cariche batteriche, quindi sarebbe meglio bollirlo (dato che non avrete sicuramente a casa vostra un pastorizzatore), questa operazione pregiudicherebbe, però, la qualità della vostra panna.
Quindi il mio suggerimento è di acquistare della panna fresca pastorizzata al supermercato.
Una confezione da 200ml costa meno di €1,00 e avendo generalmente una resa del 50%, vi permetterà di produrre in pochi minuti circa 1etto di burro di primissima qualità. Inoltre essendo pastorizzata, vi garantisce l'assenza di cariche batteriche indesiderate.

Premesso questo, vediamo come procedere.

INGREDIENTI e OCCORRENTE:
- 200 ml di panna fresca pastorizzata
- un vasetto di vetro da 400-500 ml con coperchio ermetico
- una bottiglia di acqua del rubinetto fredda dal frigorifero

PREPARAZIONE:
Prendete il vasetto ghiacciato dal freezer e versatevi dentro la panna liquida (200ml).
Chiudete il vasetto col coperchio ermetico ed iniziate ad agitare energicamente.
Dopo 3 o 4 minuti dovreste cominciare a sentire che il suono della panna che sbatte nel vasetto lentamente cambia, diventando via via sempre più ovattato.
Ad un certo punto, quando avrete il fiatone, sarete sudati e starete pensando che forse riflettendoci del burro non ve ne frega più un gran ché, vi accorgerete che nel vasetto non sbatte più nulla. Il vasetto è muto. E' come se la panna si fosse completamente montata/emulsionata. Anche se vi sembrerà di essere impegnati in questa attività da ore, saranno passati si e no 5 minuti o poco più.


A questo punto, anche se siete stanchi, raccogliete le ultime energie ed agitate il vasetto in modo energico, molto più forte di prima... 15-30 secondi dovrebbero bastare per sentire un tonfo...
Il vasetto ora non è più muto, ma agitandolo, anche piano, sentirete come una pallina che sbatte nell'acqua.
Bene, aprite il coperchio e festeggiate. Nel barattolo vedrete una palla di burro galleggiare in un siero biancastro: il latticello. Questo liquido acido si può buttare. Si ottiene dalla scomposizione degli acidi grassi della panna.

Ora aggiungete un pò di acqua fredda (quella che avevate messo in frigorifero) e agitate ancora. L'acqua diventa biancastra. Buttatela. Aggiungete altra acqua e ripetete, fino a che l'acqua rimarrà limpida.


Infine, prendete un contenitore di vetro, sgocciolate il burro e versatelo nel contenitore. Il burro è mollissimo, quindi se batterete sul fondo del vasetto si appiattirà all'interno del contenitore in modo omogeneo e compatto, evitando la formazione di bolle d'aria. Coprite il burro con un velo d'acqua fredda. Chiudete il contenitore col coperchio e mettetelo in frigorifero.


Voilà! Il vostro burro è pronto!!!

Noterete che non è giallo ma quasi bianco. Assaggiatelo e sentirete che non sà di "pongo" come quello del supermercato, ma è molto pannoso... Sà praticamente di panna con un leggero retrogusto di latte.
Il prodotto che avete ottenuto è di prima qualità e nel contenitore di vetro sott'acqua si può conservare per una decina di giorni massimo (7-10gg). Controllate sempre che non ingiallisca, non compaiano muffe e non resti esposto all'aria, ma sempre con un velo d'acqua a ricoprirlo.
Quando lo usate cambiate l'acqua.

 
I più intraprendenti potranno arrotolarlo nella cartaforno delicatamente, rotolandolo, fino ad ottenere un panetto cilindrico. Così sembrerà proprio acquistato... ^_^ ma farete più fatica a conservarlo sott'acqua, dato che galleggerà!

Allora buon divertimento e alla prossima.

martedì 6 aprile 2010

Dolcetti al cocco


Oggi una ricetta semplice e veloce da preparare, adatta a quando volete offrire ai vostri ospiti qualcosa di sfizioso, ma non avete molto tempo da dedicarvi.

INGREDIENTI:
- 2 uova
- 125 g di cocco macinato
- 150 g di zucchero
- 40 g di farina

PREPARAZIONE:
Mettete le uova e lo zucchero in un pentolino e mantegate bene con una forchetta, in modo che non si formino grumi. Aggiungete la farina e mantegate bene ancora. Poi aggiungete il cocco macinato e mescolate il composto fino ad ottenere un impasto compatto ed omogeneo.


A questo punto con due cucchiaini formate dei bocconcini e adagiateli in una teglia su di un foglio di carta forno.
Infornate a 180/170°C per 15/10 minuti (in base a temperatura e tempi di cottura otterrete dolcetti più duri o più morbidi. Se li lasciate riposare 10-15 minuti nel forno caldo con lo sportello aperto diventeranno croccanti, ma piuttosto duri). A cottura ultimata lasciate riposare qualche minuto nel forno caldo. Sfornate e servite freddi.


Buon appetito!

Sapone naturale fatto in casa


Ragazzi, oggi impariamo a preparare un prodotto tanto complesso da realizzare quanto comune è l'utilizzo quotidiano che ne facciamo: il sapone.

Vi siete mai domandati che cosa sia realmente, come venga prodotto e per quale inspiegabile magia, abbia la capacità di sciogliere lo sporco?
Chimicamente il sapone è un sale di acido carbossilico a lunga catena (generalmente di sodio o potassio), utilizzato per sciogliere le sostanze grasse.
La molecola del sapone ha una testa idrofila ionizzata negativamente ed una coda idrofoba. Le molecole di sapone sono pertanto in grado di emulsionare le sostanze grasse, consentendone l'allontanamento con l'acqua. Infatti, le code delle molecole di sapone si sciolgono nella massa della sostanza grassa, che viene circondata formando una micella. Dato che tutte le teste delle molecole di sapone recano una carica negativa, la repulsione elettrostatica impedisce alle micelle di ri-aggregarsi e le mantiene in sospensione nell'acqua.

Sintetizzando, se uniamo una soluzione fortemente alcalina ad un qualunque acido grasso di origine animale o vegetale, la reazione che ne consegue è la "saponificazione", ovvero la trasformazione dell'alcale (es.: soda caustica) e dell'acido grasso (es.: olio d'oliva) in un sale di sodio (sapone) e glicerolo (glicerina)!!!

Perché usare il sapone naturale?
Perché rispetta l'ambiente, ma soprattutto la nostra pelle, idratandola e pulendola delicatamente.
Viceversa, tutti i saponi industriali seccano parecchio la pelle, dato che vengono privati del glicerolo (utilizzato nella cosmesi). Inoltre vengono addizionati di prufimi ed essenze sintetiche (i quali in genere vengono realizzati a partire dai sottoprodotti delle lavorazioni del petrolio). Senza considerare il fatto che spesso sono  combinati con alcool (per facilitarne l'addensamento o per realizzare saponette semitrasparenti) e con benzoino (un prodotto vegetale dalle proprietà antiossidanti, ma estremamente irritante per la pelle).
Purtroppo per noi, tutti questi prodotti FANNO MALE ALL'AMBIENTE e SOPRATTUTTO ALLA NOSTRA PELLE!!!

Il post non mi permette di trattare l'argomento in modo approfondito, quindi per ora vi dirò che in genere:
- i saponi solidi si ottengono dalla la soda caustica
- i saponi liquidi si ottengono dalla potassa caustica
Se addizionate grassi animali (sego, strutto, ecc...) otterrete dei Marsiglia (adatti al bucato), mentre addizionando oli vegetali (olio d'oliva, di mais, di arachidi, di cocco, di palma), si ottengono, invece, i Castiglia (adatti per il corpo).
Nella fase finale della lavorazione si possono aggiungere erbe, oli esseziali (100% naturali), polveri (farine, miche, caffé, ecc...) per ottenere saponi ad effetto esfoliante, tipo scrub, o ricchi di antiossidanti.

Ora vi illustrerò come preparare un sapone naturale all'olio d'oliva, adatto alla cura del corpo, senza addentrarsi in complicati procedimenti facoltativi (es.: aggiunta di essenze, formare saponette colorate o con stampini originali, miscelare più componenti a volte costosi a volte di difficile lavorazione).
Il risultato finale sarà un sapone naturale grezzo, semplice, da tagliare in blocchetti, ma di buona qualità, oltre che schiumosità. Ma soprattutto, un sapone che rispetta davvero la vostra pelle, meno aggressivo di quelli industriali, più pulente, più gentile verso le pelli sensibili, irritabili e verso i soggetti affetti da allergie.

Facciamo un'ulteriore premessa: la soda caustica è davvero pericolosa, vi suggerisco quindi di stabilire la vostra sede operativa in cucina, vicino ai fornelli e al lavello (dove, in caso di guai, avrete a disposizione l'acqua corrente). Ricoprite tutto con vecchi giornali, indossate guanti in gomma, occhialini e mascherina per proteggiervi mani e viso da eventuali scottature ed evitare di respirare i vapori che la soda caustica potrebbe sviluppare nella fase di dissoluzione nell'acqua. Indossate vestiti che vi proteggano per intero, braccia e gambe e proteggete il viso. Io per semplicità ho indossato una tuta da imbianchino con tanto di cappuccio (almeno evito di bruciare i vestiti).
Insomma, evitate di farvi del male o di rimanere ciechi. E se anche doveste scottarvi, NON ANDATE IN PANICO!!! Risciacquate abondantemente con acqua e tenete a portata di mano dell'aceto di vino da passarvi sulla ferita (l'aceto essendo acido, neutralizza gli effetti della soda, che invece è alcalina).
Vi servirà poi un contenitore in pirex in cui sciogliere la soda nell'acqua (che raggiungerà facilmente i 90°C, attenzione a non scottarvi), una pentola d'acciaio di ottima qualità in cui pesare i grassi e unirvi la soluzione caustica e un frullatore ad immersione (meglio se in acciaio).
Inoltre, un termometro alimentare in acciaio (tipo caseario, scala -10 +120°C, comunque superiore a 100°C), un contenitore in PET in cui versare il sapone (sarà il vostro stampo), un barattolo in PET, dei cucchiai di legno, un cucchiaio di farina di riso e ovviamente gli oli vegetali.

INGREDIENTI:
- 800g di olio d'oliva
- 100g di olio di semi di arachidi
- 100g di olio di semi di mais
- un cucchiaio di farina di riso
- 300g di acqua (meglio se distillata)
- 128g di soda caustica (pura 96-99%)

PREPARAZIONE:
Se avete letto con attenzione la premessa ora voi e la vostra cucina sarete combinati così:
^_^ (non ridete, non è una cosa su cui scherzare, è per la vostra incolumità personale)


A questo punto preparate tutti gli ingredienti sul vostro tavolo da lavoro e cominciate a pesare l'acqua. Poi pesate gli oli, versandoli delicatamente nella pentola (800g di oliva, 100g di mais e 100g di arichidi)...
Mettete la pentola sul fuoco bassissimo. Poi unite al cucchiaio di farina di riso qualche cucchiaino di olio d'oliva (così avrete un composto privo di grumi, più facilmente addizionabile al sapone alla fine della lavorazione).
Infine pesate la soda caustica.


Mettete ora il contenitore in pirex nel lavello (se dovesse rompersi per il calore aprite l'acqua e fate scorrere abbondantemente, così tutta la soluzione caustica verà diluita ed eliminata attraverso lo scarico). Iniziate a sciogliervi la soda caustica, poco alla volta. Poi, mentre attendete che la temperatura della soluzione caustica scenda a 45°C, verificate che la miscela di oli abbia raggiunto anch'essa i 45°C.
Quando entrambi i composti saranno a 45°C, unite la soluzione caustica ai grassi nella pentola e mescolate energicamente fino ad ottenere un composto opaco ed omogeneo.


A questo punto, prendete il frullatore ad immersione e iniziate a miscelare il composto... lo vedrete immediatamente cambiare colore e diventare sempre più simile ad un gel.
La saponificazione vera e propria è iniziata.
Ad un certo punto il composto raggiungerà la cosiddetta fase del "nastro", diventando molto denso, quasi da poter scrivere su di esso. Questo è il momento di aggiungere la farina di riso, mesolare velocemente e versare tutto nello stampo (il contenitore in PET).


Ora non vi resta che avvolgere il vostro contenitore con una coperta di lana o un asciugamano (dopo averlo chiuso con un coperchio ermetico) e tenerlo al calduccio per le prossime 24h, in modo che il calore della reazione chimica non si disperda, permettendo al composto di completare il processo di saponificazione.
In questa fase tutta la soda caustica contenuta ancora nella miscela (ed ancora attiva e quindi potenzialmente ustionante), si trasformerà in sapone e glicerina, in modo che nel prodotto finito non vi sarà più traccia alcuna dell'alcale. Questo processo dovrebe completarsi entro e non oltre tre giorni, anche se il sapone per essere davvero maturo dovrebbe stagionare dalle 4 alle 8 settimane.
In questa fase il sapone acquisisce consistenza e compattezza, diventa più omogeneo e delicato sulla pelle, perde peso e umidità e migliora la sua capacità schiumogena.
Ad ogni modo ve ne sconsiglio l'utilizzo prima che sia trascorso un periodo pari ad almeno 15gg.
E' però importante, dopo le prime 24h, sformarlo dal contenitore ed effettuare il taglio, per ottenere le saponette, altrimenti dopo sarà troppo duro per riuscirci.
Mi raccomando, in questa fase maneggiatelo sempre con i guanti, potrebbe essere ancora molto irritante.

Il consiglio finale degli esperti, per saggiare il sapone e capire se è riuscito bene o se contiente ancora tracce di soda caustica trascorse le prime settimane di stagionatura, è toccarlo velocemente con la punta della lingua. Se quest'ultima dovesse pizzicare, allora il sapone è caustico!!! NON USATELO!!! anche se personalmente io eviterei questa pratica. Un metodo alternativo può essere, invece, se lavandovi con esso, vi lasciasse una sensazione di viscido e la pelle tirasse... anche in questo caso è segno di elevata basicità (superiore al pH 10.5). In tal caso il sapone non è buono. Un buon sapone dovrebbe avere un valore del pH compreso tra 8.5 e 10.5.
Io preferisco testarlo con un pH-metro o con una cartina reagente al pH.
In questo caso ho utilizzato delle cartine al tornasole graduate da pH 3.5 a pH 14 ed è risultato, dopo soli 3gg pH 10, dopo 15gg pH 9.5 e dopo un mese pH 9.
Per cui completata la stagionatura (io la porterò almeno a 2 o 3 mesi) il sapone sarà sicuramente di ottima qualità.


Se in fase di stagionatura dovesse affiorare una poverina bianca simile al borotalco, non preoccupatevi. E' polvere di sapone. Il sapone è utilizzabile. Se esteticamente non vi piace potete raschiarla via con un coltellino.
Se il sapone dovesse sudare, è segno di buona qualità e di presenza di glicerina, ma lo state conservando in un ambiente troppo umido e rischia di irrancidire. Mettetelo in un luogo fresco e asciutto.
Se presentasse friabilità... avete sbagliato qualcosa (troppa acqua in genere), ma potrebbe essere buono comunque da utilizzare.
Se aveste difficoltà ad estrarlo dallo stampo, mettetelo in freezer per una decina di minuti, poi tenetelo alcuni minuti a temperatura ambiente e riprovate.

Questo post ha ormai raggiunto una dimensione stratosferica, quindi ho deciso di concludere per ora, dato che l'argomento è troppo vasto per poter rientrare in un solo articolo.
Sarebbero certamente necessari ulteriori approfondimenti, per cui se necessistaste di chiarimenti in merito, non esitate a scrivetemi.

Buon divertimeneto a tutti!!!